I sogni.
Intrappolano le voglie e le tengono in ostaggio.
Poi te le mostrano.
Sono ancora vive, ti dicono.
Paga quel riscatto e potrai averle, ti dicono.
Non mi sveglio mai del tutto.
E torno indietro.
Intrappolato, in tutto quello che non è stato.
La stanza sapeva di birra non buttata.
Avrei dovuto pulire.
Forse, se lo avessi chiesto alla birra che le scendeva giù per lo stomaco lo avrebbe saputo, quello che le passava per la testa senza mai raggiungere la bocca. Parlava lei, stranamente. Parlava mentre fumava e rideva, ma era seria. Rideva, però. Rideva sempre e si abbracciava le gambe. Le lasciava appoggiate su una sedia con fare arrogante, per poi riprenderle tra le braccia e tenersele strette.
C’era qualcosa in tutto quello che mi metteva sete. Avevo sete nel vederla lì, mentre cercava di dire qualcosa che non voleva dire del tutto e cercava di decorarsi il futuro. Sarebbe stato diverso. Sarebbe stato nuovo e leggero.
Parlava.
Io dopo tanto tempo volevo raccontare un sacco di cose, ma non riconoscevo quella giusta a riempire il poco tempo. Perché il tempo sarebbe finito e avrebbe chiuso la porta. Tutto si sarebbe consumato senza spiegazioni e avrebbe lasciato domande che non sarebbe stato bene farsi per salvaguardare altre notti. E allora perché quella birra che scivolava fresca tra le sue cose non dette, gli suggeriva che andava bene così?
Mi ricordo le pareti.
Bianche. Bianche e basta. Presenti e silenziose.
Coprenti.
Che aveva nelle gambe di tanto prezioso da tenerle a quel modo?
Come mai sapeva di formicolio?
Non lo sapevo e continuo a non saperlo. Quello che sapevo per certo è che dovevo scoprirlo.
Nella direzione sbagliata si va lasciandosi scivolare – diceva un caro amico mai abbracciato.
Lo trattengo sempre, quell’angolo della bocca che cerca di sfuggire in un sorriso.
Tranne quando penso a lei.
Appena sveglio.
Ancora dormiente.
12.03.2016
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