Leonardo Accattoli

"Iniziate il più tardi possibile e quando avete detto quello che dovevate, uscite."

Autore: leonardo (pagina 2 di 5)

Appunti di resistenza 29/05/2016

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Le lettere d’amore che ho scritto non mi piacciono più.

Quelle che tengo ancora, per lo meno.

Non mi piacciono più.

Ci sono delle donne in giro che avranno un ricordo di un me che non mi piace.

Magari a loro piace.

Magari a loro non piacerebbe dell’altro che sono diventato.

Ma a me non piacciono e basta.

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Appunti di resistenza, 18.05.2016

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Ti ho vista.

Mi hai visto.

Ci siamo bastati.

Ti piaccio.

Mi piaci.

E non vorrei uscire per conoscerti.

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In Utero

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Foto di Luna Simoncini

Ieri ho portato in scena una mia brevissima opera teatrale, con il prezioso aiuto alla regia di Edoardo Ferraro – che è mio caro amico e collaboratore.

E niente,  a me i teatri pieni di gente alla cinque del pomeriggio regalano sempre qualche speranza – a prescindere da tutto il resto che si può dire, non dire, o come vi pare.
L’anno scorso ho scritto uno spettacolo perché non sapevo se fosse giusto oppure no continuare a generare vita in un mondo che sembra saper parlare solo di morte. Quest’anno non volevo rendervi partecipi dei miei dubbi, ma semplicemente mi piaceva fare insieme a voi un passo indietro, in quel momento dove saremmo potuti non essere e invece siamo stati; in quell’attesa lunga nove mesi in cui sono sicuro che alla fine ognuno abbia ascoltato la sua musica e se ne sia venuto fuori con la propria vita. La musica, ho pensato. Allora ho scritto “In Utero”, questo breve spettacolo teatrale che ci teneva a essere solo sensoriale – ché non trovavo le parole per dire tutto questo e non credo ce ne siano di adatte – e nello scriverlo mi sono reso conto che stiamo diventando molto poco musicali e mi sono dovuto isolare e ascoltare solo musica per qualche giorno per ritrovare quel qualcosa che non saprei spiegarvi a parole ma c’è e dovremmo imparare a riappropriarcene. Ma questa è un’altra storia e fa parte della vita cosciente. Ieri abbiamo cercato di raccontare la vita che c’è stata anche senza ricordarla, quando sentivamo qualcosa ma non lo capivamo, quando desideravamo qualcosa ma non la conoscevamo, quando aspettavamo qualcosa senza saperlo.
Che poi – adesso che ci penso – è anche la mia vita attuale.

09.05.2016

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Appunti di resistenza, 03.04.2016

Barcellona, 2010

 

Parlavo con una piacevole sconosciuta.

Dell’amore.

Che l’amore di un uomo non può essere uguale all’amore di una donna e viceversa, che da qui nasce l’incomunicabilità; che l’amore è quella parola che abbiamo inventato per definire tutto quel sentimento che viene dopo la passione, anche se sarebbe stato più giusto chiamarlo resistenza.

Mi è piaciuta un sacco questa idea della resistenza.

Poi siamo finiti a parlare dell’amore come antidoto per la morte. Gli scrittori arrivano sempre lì – a quell’infinito niente in cui si crogiolano. Ci è arrivata lei, però. Semplicemente con l’amore, o con la sconfitta dell’amore.

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Appunti di resistenza, 23.03.2016

Strabismo

 

Di fronte alla morte ho sempre trovato il modo di scrivere.

Forse è un tentativo di metabolizzarla o fuggirla.

Ma più probabilmente nessuna delle due cose.

Mi limito a farci a testate.

In fondo credo di invidiarla anche, la morte.

Quando ti giunge la notizia di una sua venuta e non te la scrolli più di dosso, e pensi solo a lei per giornate intere.

E ti riaccende i ricordi.

E ti fa male.

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