Lo dovrebbero chiudere in delle bottigliette e venderlo questo silenzio, penso ogni volta.
Tipo arbre magique, da mettere in macchina per ovattarsi le orecchie.
Ma subito dopo mi convinco che sta bene dove sta.
Qui, libero, sotto il Monte Bove, per chi volesse raggiungerlo.
E quando lo raggiungo è sempre come la prima volta: bello, pesante, pauroso.
Mi ci ritrovo dentro e non me ne accorgo. Sento i battiti del cuore e le cadenze dei respiri. Dopo un po’ smetto di volerle sentire – le cadenze dei respiri – e allora comincio a camminare per aggiungere e sottrarre a quel vuoto che percorro.
Continua a leggere