Il terremoto è il mostro senza volto che esce dalla terra e viene a scuoterci le case, a prenderle a pedate, a mettere la paura negli occhi di tutti, ma soprattutto in quelli dei grandi; perché il mostro lo sa che i bambini la riconoscono subito, la paura, soprattutto negli occhi dei grandi, dove non l’hanno mai vista, e sa anche che i grandi sono le case dei bambini e quando le case non sono sicure i bambini non sanno più dove cercare riparo; e non c’è nessuna arma contro il mostro senza volto che i grandi chiamano terremoto: da piccoli a scuola ci dicevano di metterci sotto i banchi, mia nonna pregava la Madonna, l’altra mia nonna urlava “reggiti forte, picchio!” e mio nonno non ricordo, probabilmente accendeva una sigaretta, ma nessuno sapeva bene cosa fare, nessuno sa mai cosa fare, si prega e si impreca per convenzione e per sentirsi meno soli, meglio di niente; però mi ricordo che i miei nonni cercavano di nasconderla la paura dagli occhi, perché i nonni lo sanno che se c’è una cosa che i bambini non ce la fanno a scollarsi di dosso mai più poi è proprio la paura; il problema è che questo segreto lo conosce anche il mostro senza volto, e sa anche che ai bambini, come agli adulti, per togliergli la felicità dagli occhi e infilarci dentro la paura bisogna portargli via i posti magici; e si sbalordì, il mostro, quanto scoprì quant’era facile, quando capì che i posti magici dei bambini spesso sono anche i posti magici degli adulti; i luoghi delle favole e degli animali – cinghiali, aquile, cervi, orsi – posti che i bambini conoscono bene ma non sanno mai collocare e che gli adulti definiscono lontani; li chiamano montagne, monti, usano certe parole gli adulti per spiegare ai bambini dove li porterà l’astronave a motore in quel giorno di festa: – Tra i monti, andiamo tra i monti, lontano, a vedere gli animali e i nonni di tutto il mondo che vivono insieme ai cani, alle pecore e alle vacche.